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Torri.

GaroRipetitore

Il Garolfo legge, intristito ma non sorpreso, dei preconizzati quanto malsani appetiti finanziari sulle piramidi d’acciaio di Mamma Rai. Una delle quali scorreva, da sopra in giù, nella celebre sigla di inizio programmi della compianta Rai Pedagoga. Disseminate su pianure, colli, picchi, scogli dello Stivale.  Le più, costruite col sudore dai nostri avi, aiutati da muli, tenacia, passione, desiderio di riscatto, visione nel futuro.  Sfidando terre aspre, rigori climatici, regole della gravità. Quelle stesse torri che recano appesi gli enormi bonghi bianchi e i reticoli metallici dalle forme geometriche più svariate: le antenne.  Che riempiono (dovrebbero riempire) di immagini, suoni, notizie, libertà e democrazia le radio ed i televisori di abitazioni, ospedali, bordelli, uffici, case di riposo, patrie galere. Al Garolfo sovviene l’esempio del tassista che vende le gomme della sua auto, salvo poi doverne affittare di nuove, perchè altrimenti il mezzo lo puoi usare solo come giaciglio improvvisato per la notte, ma non certo per camparci  scarrozzandoci i clienti. Il Garo crede che il motto meno pubblico, più privato, non possa e non debba funzionare per le dorsali strategiche del Bel Paese. Quelle che, veicolando entità immateriali delicate come il cristallo, non possono e non devono essere terra di conquista del mecenate di turno. Pena la svendita dell’etere pubblica e democratica. Perchè da là, alle mutande di ciascuno di noi, il passo è breve assai.

Sempreverdi.

Dopo qualche settimana da spettatore smarrito, il Garo ritorna. Ancora un poco frastornato dalla (sperabilmente temporanea) dipartita dal video del suo conduttore/eroe preferito. Un uomo di successo, buono per tutte le stagioni. Evergreen del tubo catodico e con il nome onomatopeico. Ed è certo. Se la Prima Azienda Culturale del Bel Paese ha qualche problemino di liquidità non può essere sicuramente colpa dei format di successo da Lui condotti. Ed al Garolfo pare che dal popolo degli abbonati si sollevi, unanime e gridata, una supplica: “Pino, ritorna. Il Canone ha un senso solo in presenza della tua chioma sale e pepe annegata nei pixel delle nostri apparecchi dalla luce blu”.

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P.S.

A Francesco.

Catapulte.

Il Garo legge incuriosito e divertito l’articolo in cui si scrive che la Rai TV ha posto l’attenzione sulla puntata della fiction “Ciclone in convento” perché contenente la scena di un matrimonio tra omosessuali. Preso da curiosità irrefrenabile, ha richiesto pareri scritti ed informali a teologi, escapologi, filosofi, giuristi, osteopati. Nessuno, tuttavia, è riuscito a fornire una risposta (che fosse esaustiva o meno). Il Nostro, quindi, si è ricordato della propria connessione internet e ha recuperato un’utile articoletto in grado di fornire qualche spiegazione e rischiarare  (ancorché solo parzialmente e temporaneamente) le tenebre medievali che avvolgono la Prima Azienda Culturale del Paese.

Il Garo tuttavia si ferma.  E riflette un poco (operazione per lui alquanto complessa), convincendosi al fine della necessità che una mano vellutata, premurosa e materna si adagi soavemente sugli occhi del teleutente per evitargli traumi da immagini inopportune, blasfeme e truculente. E della necessità di proporre rappresentazioni di colore, candide, tenui e rassicuranti (proprio come queste). Dippiù. Il Garolfo si permette di suggerire interventi di somma urgenza per arrotondare espressioni inudibili. I “falli (sportivi) da tergo” dovrebbero diventare “bua da dietro”. Separazioni e divorzi, invece, “scelte di vita autonome indotte da tardive visioni vocazioniste”. Le violenze in famiglia, magari, “passeggeri momenti di opacità mentale”. Quanto a rimedi per i varietà, in cui abbondano ghiandole mammarie e quintali di prosciutti, lasciate che il Garo ci pensi un pochino.

Miasmi.

Il soggiorno in penombra, la tenda abbassata sul terrazzo, a cui si accede attraverso una porta dalla quale ciondolano e sbatacchiano sottili cinture di gomma colorata animate dalla calda brezza estiva. Dal cortile abbacinato dal sole si arrampicano le grida dei ragazzini, finalmente liberi di scorrazzare nel pascolo urbano. Ci sono pure il ventilatore a soffitto, il frigo americano, una avvenente ragazza caraibica con la pelle olivastra umida di rugiada che porge ammiccando una birra ghiacciata da mezzo.

Per il Garolfo, poco immaginaria e drammaticamente reale  è invece  la programmazione estiva della Tivvù dello Stato. Un giardinetto rigoglioso e fiorito di immagini in bianco e nero, reload, rewind, story, a grande richiesta, collection, magazine, Grandi Ritorni, Dadaumpe, Estati in diretta (nel timore che le Vite  siano ancora troppo appese ad un filo). Tutto è più fresco, leggero e già visto. Gli unici a non risentire della bella stagione sono i titoli del Tg1, per il quale l’anticiclone delle Azzorre staziona dalle nostre parti 365 giorni all’anno (con i suoi intrighi reali, matrimoni sott’acqua, Osservatòri di Milano, candide spiagge e cinghiali genovesi). Da qualche anno, finalmente, anche gli Alti Dirigenti della Prima Azienda Culturale del Paese hanno infatti capito che la Televisione Differenziata è il principale indice di sviluppo di un paese avanzato. Nell’incapacità di farsi largo nei cumuli di munnezza, si riciclano i programmi (da qualche parte si doveva pur cominciare). Nel Regno del Càtodo, i contenitori abbondano: ma non sono di plastica e men che meno di soli tre colori come i cugini cassonetti (azzurro, giallo, verde). Al contrario, possono essere disseminati a decine nei palinsensti: variopinti, profumati  e seducenti come pappagallini amazzonici. E come accade con quelli di plastica, qualche indigente (alla disperata ricerca di avanzi), vi può precipitare dentro. Con il rischio di ebbrezza da miasmo e ribaltamento tra le fameliche fauci dell’autocompattatore di turno.

Milenarock.

Il Garolfo, per una volta,  si piglia la licenza del copiaeincolla. Chiedendosi  se “MammaRai” abbia ancora ancora l’intenzione di rassicurare (forse quello si..), cingere tra le sue braccia informative, approfondire, la dignità di conservare l’amore per  il rigore, i fatti e la verità. Il Garo una sua idea se l’è già formata. Sarebbe curioso conoscere la vostra..

Buonasera, (o buongiorno) a tutti, questo blog è stato aperto per tenervi informati sullo stato avanzamento lavori, ovvero -che ne sarà di noi-.
Come ho detto, per ora siamo fermi. Di solito a quest’ora stiamo già lavorando per la serie autunnale, ma siccome il mio contratto è in scadenza, e chi di dovere non mi ha convocato per discutere il rinnovo…non possiamo far altro che stare a guardare.
Non sono incollata alla mia sedia e  il cda di qualunque azienda ha il diritto di cambiare, innovare, modificare, liberarsi di chi non è “allineato”. Diciamo che dopo 28 anni di Rai, e solo Rai, ho chiesto ben due mesi fa di sapere se intendono avvalersi ancora del mio contributo oppure no. Sarebbe civile e leale dire le cose chiaramente,  soprattutto per via del fatto che nessuno è dipendente, e quindi non si porta a casa uno stipendio anche se parcheggiato.
Nessuno ovviamente ci impedisce di cercare altre strade, ma solo quando le porte saranno definitivamente chiuse, o le condizioni impossibili, perché crediamo nel servizio pubblico, ne abbiamo fatto in questi anni la nostra missione. Nel modo meno fazioso possibile, mi auguro.
Certo, val la pena di riflettere su quel che sta succedendo nella più grande azienda culturale del paese, dove, abbiamo capito,  gli “assets” strategici, sono un problema (*).  Come se la Fiat (in questo momento l’esempio è peregrino, lo so) decidesse di rottamare i modelli che vende di più, senza averne in vista di nuovi.  I casi sono due: o gli amministratori sono incapaci, o vogliono portare l’azienda al fallimento. Mi chiedo cosa pensa l’azionista, cioè il Ministero del Tesoro, perché dentro la Rai, oltre agli arredi, ci sono 13.000 dipendenti. Cosa pensa il Presidente della Repubblica sull’ingerenza politica, ben oltre i limiti decenti, che sta spolpando la Tv di pubblica.
Noi non possiamo far altro che aspettare. A puro titolo informativo, dai dati che vedo pubblicati, Report incassa 8,5 milioni In pubblicità, ne costa 2,2. Il mio compenso può arrivare a 180.000 l’anno lordi, dipende dal n. di puntate. Fra i programmi di prima serata è fra quelli con il più basso rapporto “costo-ascolto.
Nei prossimi giorni ne sapremo di più.
Milena Gabanelli.

Da: www.milenagabanelli.it  12 guigno 2011.

“Cara Gabanelli
Ho saputo che hai messo Vivere non è facile come sigla finale di Report.
Sono orgoglioso e fiero di essere considerato all’altezza di un così prestigioso, libero e coraggioso programma televisivo unico degno di rispetto.
Ti abbraccio forte cara amica…
Vasco Rossi
venezia 13062011

p.s. Con l’intervista su Io Donna hai dimostrato che la giornalista potresti farla con la mano sinistra mentre bevi una CocaCola!
Sei veramente unica!”

Vasco Rossi, profilo Facebook, 13 giugno 2011

E, per chiudere, il Garolfo posta un fotogramma scattato al tubo catodico (Rai 1) nella “serata referendaria” di lunedì 13 giugno 2011, ore 23.40. Esempio di “asset strategico”, che, tuttavia,  non costituisce un problema ed al quale, in Rai, sarà probabilmente garantita lunga vita (*).

(Italiche) pregunte.

garofaq

Al Garolfo pacerebbe  stimolare le centinaia di migliaia di intelligenze che leggono il blog.  Ingegneri, politologi, sociologi, infermieri, giuristi, parapsicologi, cartomanti, internisti, erpetologi, urbanisti.  Affinché forniscano il loro contributo per ottenere risposta ad alcune banali, italiche domandine.

Perché:

  1.  alla Direzione Generale della Rai deve essere nominata una signora “che gode delle  silenziose ma sicure simpatie dei vertici vaticani che vedono in lei un interlocutore affidabile“,  in luogo di una signora indipendente che risponde solo alla coscienza propria e gode delle sole simpatie (silenziose o rumorose) dei suoi collaboratori?
  2.  Dopo aver pagato il pedaggio dell’autostrada: si  paga il canone del Telepass, il gasolio è più caro, nei bagni ci sono i cestini per le offerte, se un sassetto ti frantuma il parabrezza te lo paghi, per uscire dall’atogrill dopo aver addentato un gommoso Camogli devi percorrere il labirinto come una cavia?
  3. Si paga profumatamente un conto in banca su soldini poi girati a terzi dietro lautissimo corrispettivo?
  4.  Ci si accanisce a tessere eleganti accappatoi in ciniglia che portano in giro l’acqua senza asciugarla?
  5.  I papà e le mamme accompagnano i frutti del loro amore a scuola con l’auto fin nell’atrio, come al MacDrive?
  6.  Con la mano destra si incentivano le energie rinnovabili e con la sinistra si vendono milioni di decoder per il digitale terrestre dotati di inutili milioni di lucette accese, pure da spenti?
  7.  Per cambiare la lampadina al fanale delle auto moderne è necesario smontare radiatore, testata del motore e coppa dell’olio?
  8. Nelle italiche gare podistiche la colonna sonora è il clacson dell’automobilista e non il canto di merli e passeri?
  9. Nei programmi televisivi di sport c’è solo calcio per antipasto, primo secondo, contorno, caffè, ammazzacaffè e ruttino?
  10. Gli autovelox sulle strade debbono essere segnalati con cartelli e nessuno invece segnala la venuta degli Ispettori del Lavoro o del medico fiscale?

Il Garo si scusa per le bagatelle e ringrazia in anticipo tutti coloro che ci metteranno del loro per diradare le nebbie in cui si perdono le italiche pregunte di cui sopra.

Circo Massimo..

Il Garolfo non ha resistito. Così all’ennesimo visitatore guinto in questi ameni luoghi virtuali digitando il Suo nome in un motore di ricerca, ha deciso di porre a disposizione di tutti i suoi fans uno strumento utile per seguirne in tempo reale le Cronache confezionate saltellando su e giù per lo Stivale (ovviamente, soprattutto in estate, isole comprese). Così, Siore e Siori, il Garo è lieto di annunciare la nascita di una nuova creatura, a disposizione delle centinaia di migliaia di estimatori che Massimo Mignanelli può vantare in tutto il Monno. Al grido di un motto nuovo nuovo: “Circhi Massimo? Forse qua lo trovi…”.

Ecco quindi a voi, il MignaSegugio: <click>

Una delle sue ultime peformances (al mare): <<ascolta>>