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Gocce

drops

Quelle di “giorgiana memoria”. Quelle di cioccolato. Quelle di essenza profumata o collirio. Anche se le gocce più gradite al Garolfo, essere notoriamente crepuscolare, sono le originali. Spedite da Madre Natura con raccomandata senza ricevuta di ritorno per rammentarci della sua presenza. Le quali gocce, in ordinato stormo attratto dalla terrena gravità, formano il fenomeno meteorologico più semplice, affascinante e vitale. Le piogge. Perché, il Nostro, appassionato dell’arte podatoria e pedalatoria, le ha sentite, osservate, riconosciute, amate, le piogge. Tutte ugualmente affascinanti nella loro autonoma e fieramente rivendicata diversità. La Pioggia da carezza. Che s’adagia delicata su scenografie di foglie gialle, rosse, e marroni. Che già hanno scelto, o sono in procinto di farlo, l’affrancamento autunnale dai loro grandi e piccoli genitori vegetali. La Pioggia intransigente. Che incede incurante per la sua via senza ammettere tregue di tempo ed intensità. E si raccoglie in piccoli specchi torbidi a prova di galoscia e rivoli ciascuno in cerca della propria meta. La Pioggia Canto del Cigno. Che si concede l’ultima danza nel suo cielo chiaro. E che, già sai, lascerà spazio a grumi di nebbia, macchie di blu e scie abbaglianti di sole. La Pioggia fuoco di paglia. Bella ed effimera come la stagione che le appartiene. E, proprio come lei, densa, civettuola e frivola. Prima Attrice che si accompagna a braccetto con comparse abbaglianti e fragorose in un debutto teatrale sfavillante e sontuoso. La Pioggia austera. Eternamente indecisa, nel suo solo apparente algido rigore, sul cedere strada alla più taciturna e materna sorella neve.

Piogge che dilatano tempo e sensi. Se capita di osservarle con un tetto sopra la testa. Attraverso finestre che sventagliano in strada asciutti, gialli, rassicuranti e romantici scampoli di luce soffusa.

Piogge che diradano gli uomini dagli spazi aperti. Perché, si sa. L’essere umano, in specie se italico, è notoriamente solubile in acqua.

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Ponchi.

Anche per questa giornata, chi si occupa di prevedere gli eventi meteorologici ha svolto a modino la propria professione. Terminate le spiccie procedure post-risveglio, il Nostro calza i pantaloni impermeabili (quelli con le bretelle di elastico e le zip ai lato), oltre al suo poncho color rossosegnaledistop. Adagia il suo marmoreo (si fa per dire) posteriore sulla sella nera di similpelle consumata (che fornisce il segnale di ricevuto emettendo il suo inconfondibile scricchiolìo). Neppure il tempo di varcare la soglia del portone che già il picchiettare della pioggia si palesa insistente. Uno sguardo attraverso il lembo trasparente del cappuccio (quello specifico per la visione laterale) e via. Un tuffo nell’umido paesaggio urbano, reso lucido dai riflessi deformati delle luci pubbliche ancora accese. Gocce non troppo discrete fanno capolino sul nasetto (anche in questo caso, si fa per dire) del nostro ed un laghetto formatosi nelle sintetiche, impermeabili, rubiconde maglie è disperso in un blitz con un colpo di zampetta. Come di prassi, le condizioni meteo avverse rendono la ciclabile desolatamente (ma pure piacevolmente) poco affollata. I freni scivolano sui dischi un po più del solito, anche perchè il Garolfo deve trovare il tempo per una rapida messa a punto; a loro volta gli pneumatici scivolano sull’asfalto rosso  e su qualche macchione giallorosso di fogliame aderente. Il Garo pensa che inforcare la due ruote con la pioggia battente elevi il rango del ciclista al limine dell’eroismo e ne attribuisca l’appartenenza ad un gruppo di superuomini (e superdonne), dotati di poteri extra-ordinari. Dopo aver salutato un paio di veloci compagni di avventura, fa purtroppo già ingresso nell’androne aziendale. All’orizzonte, un posticino all’asciutto per la fidata ronzina metallica e un altrettanto postocino all’asciutto pure per il suo proprieario. Nonostante il fatto che, l’itinere, non sia stato per nulla male. Il Garolfo, una decina di minuti dopo, attraverso il lucernario scorge un bel colore grigio intenso (simil Topo di Londra), sfuocato dalla pioggia che indugia sul vetro. E pensa che il sole, per quanto lo riguarda, oggi se ne può placidamente stare a riposo. Per tutto il dì.