Ai puntuali ed accoglienti aeromobili SAS e treni SJ;
al cielo d’Irlanda ed al “fresco venticello” della capitale scandinava, che agita le ampie macchie di verde;
al casereccio e gradevole clima festaiolo e paesano del Pastaparty;
al batticuore prepartenza condiviso con altri ventimila bisonti bipedi;
alle decine di paia di occhi azzurri; agli applasusi ed agli hejia hejia Suomi;
al trionfale ingresso nello Stadio Olimpico ed al mezzo giro di pista sul morbido tartan;
alla transumanza di massa verso la zona ristoro, con il vitale ausulio dei corrimano;
alle gentili donzelle con le trecce bionde incaricate alla rimozione del chip, che risparmiano la disumana pena dell’inginocchiamento;
al “meritato” ristoro a base di panini con wurstel e senape (dispensata da una gonfia mammella in lattice), annafiati da fresca birra svedese;
alla doccia calda più lunga e rigenerante della storia;
al consueto, indefinito, senso di nostalgia che avvolge il Garolfo fin dal tempo del rientro;
alle caratteristiche, nostrane, tradotte bestiame, inequivocabile segnale del ritorno alla vita quotidiana.