Praticamente a fagiuolo. Il Garolfo riceve un SMS P&P (tipo Pubblicità progresso, N.d.G.), del tenore seguente.
Fai un gesto di civiltà. Se hai ricevuto da (omissis) un SMS che parla di riallineamento delle tariffe” (=pagare di più), chiama il 190 e chiedi le modalità per recedere da (omissis). Attenzione. Non chiedere la portabilità del numero. Ma come recedere. Forse ci ripensano. Fai girare questo SMS.
Pensa che il rapporto con il proprio Gestore è paragonabile agli amori agostani dei tempi che furono. “O te o nessun’altra”. Decide allora di porre fine al proprio stato di innamoramento (post) passionale. Dopo svariate promesse da marinaio di un manipolo di telefoniste/i e responsabili dell’Ufficio Marketing, vengono finalmente trasmessi, da uno di loro, un paio di documenti, il secondo dei quali è così intestato: “Dichiarazione di recesso – richiesta rimborso credito“. Il Nostro sgrana gli occhi unendo, nella lettura, le parole della prima riga: “La gestione delle richieste di recesso e rimborso prevedono un costo a carico del cliente che verrà addebitato tramite acquisto di Carta Servizi“. Ricorda allora le parole sulla gratuità della sua (ex) innamorata/Gestore (si veda “Aggregazioni semplificative uno”). Si sente ferito. Tradito. Ingannato. Menato un pochino per il naso. Come se, rincasando prima del previsto, avesse trovato la propria bella a letto, poco vestita, finestre aperte con tende svolazzanti, canottiera bianca a righe appesa al pomello ottonato del letto in ferro battuto, scarpa da uomo in pelle nera sul davanzale che custodisce un calzino bianco.
Il Garolfo pensa, allora, che se quello di cui si tratta è un Recesso gratuito, allora è meglio utilizzare la Carta servizi per accedere alla toilette ed infine porre fine alla procedura tirando con forza e decisione la (re)catenella. Che, in soldoni, significa bla bla e messaggini solo quando realmente indispensabile.
Per gli ulteriori sviluppi: “Aggregazioni semplificative (tre)” e Genky’s blog, che il Garo ringrazia per la collaborazione.