Il Garolfo ripone il vademecum blu con l’effige del biscione fornito dal babbo, al fine di sostanziosa, stellare consulenza per accendere i riflettori sul calcio digitale terrestre (delle amene curiosità apprese sul tema magari riferirà in futuro).
E’ giunta l’ora di precipitarsi fuori per il varo delle Mizuno bianche fiammanti. Neppure il tempo di percorrere qualche centinaio di metri che i nuvoloni neri che sovrastano il suo capoccione cominciano a rilasciare scrosci fitti ma gradevoli, solcati da qualche raggio di sole. Il Garolfo-bagnato rinnova così la propria (virtuale) tessera di iscrizione all'”Ordine dei Podisti A Tutti i Costi”. Trascorsa una manciata di minuti, la fatica si annuncia improvvisa, i polpacci prendono a bruciare e la mente non è più distratta dall’impeto del torrente, dallo strusciare della maglietta e dall’attrito del gel sui sassolini catramati. Vieppiù, il suono delle campane attribuisce alla sessione un tocco sentimental-nostalgico. La mulattiera si inerpica lievemente; quanto basta. Un esercito di lumacone temerarie (e parecchio scivolose N.d.G.) si tuffa incosciente sull’asfalto, attratto, fatalmente, dall’ improvviso flutto di umidità. In overclock agonistico totalizzante e con tono tutt’altro che sussurrato, al Garo non pare vero annunciare ad una signora (dai tratti vagamente ucraini), accovacciata sotto un larice, che la pioggia ha cessato di cadere (l’occhiata che segue, abbinata ad un crudele silenzio, risultano d’un’eloquenza disarmante). Incompreso. Tant’è. Poco oltre, una costruzione di pietra grigia e legno stagionato; accanto un Ducato color turchino parcheggiato alla “arriva il parroco”. Gruppo Volontari della Sofferenza. Epigrafe scolpita nella carrozzeria con caratteri tutt’altro che discreti e di aiuto psicologico destinato più agli assistenti che agli assistiti. Le Mizuno, dal canto loro, superata a pieni voti la prova di iniziazione, sono ammesse a pieno titolo nel parco babbucce del GaroRun. Il quale, con il fiato sempre più corto, scruta con sguardo speranzoso il posto guida del Ducato, consumato dalla ruggine. Sognando di poter affrancare l’ipotetico autista dal proprio anelito al compimento della quotidiana, buona, salvifica azione. Con buona pace della matrona accosciata sotto la pianta preferita e delle escargot suicide che attendono. Sulla via del ritorno.