Archivi del mese: novembre 2007

Millecinquecento.

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Non è il prezzo di due palline di gelato una dozzina d’anni fa. E neppure il nome di una gloriosa, nostrana quattroruote. Meglio, entrambe le cose, ma non solo. E’ il numero di internauti approdati su questo piccolo arcipelago virtuale, chissà, forse in cerca di ristoro. E come in ogni buona locanda o trattoria che si rispetti, c’è chi giunge scientemente, per gustarsi una buona zuppa o un tonificante filetto con patatine e chi, guidato dal fato, dagli eventi, da una fidanzata di pessimo umore o da un navigatore impazzito, vi arriva per caso. Certo, il trattore, non può essere così presuntuoso da sperare che il numero dei secondi vada affievolendosi in favore del numero dei primi, anche perchè, in ogni caso, cucinerebbe per sé. Dove eravamo rimasti? Ah, si, l’arcipelago (e la locanda). C’è chi, con le idee assai chiare, giunge cercando “Garolfoblog” “Garolfo cagnolino“, “Garolfo tignoso” o “Garolfo on” (il “Garo” è sempre on!). Chi, al contrario, approda schiacciando sui pulsantini “le unghie della riviera 2007” (mah), “scrivere amore nel codice binario” (sarà complicato?); “trasporto ovini non regolari immagini“. Il Garolfo, con il palese rischio di assopirsi, ritorna con la memoria alle centinaia, migliaia di pecorelle viste durante la propria esistenza, cercando (non senza difficoltà) di scorgere qualche capo non regolare. Uno sportivo parsimonioso fa capolino cercando “Argentina scarpe on line“; qualche utente permaloso ed offeso un “assistente on line non Serena e Anna“; un vagabondo solitario e con le ali ai piedi le “foto delle ballene a Puerto Piramides” e il “puerto di Santa Maria del Buen Aire“. Un paio di nostalgici, amanti della mobilità alternativa “buoi al carro” o “carro di buoi“; l’ esperto di marketing “ba ba ba due pubblicità dell’acqua“; il fanatico dei volteggi in tutù “ciabatte usa carla fracci“.

Insomma al “Garo”, parafrasando a proprio uso e consumo un noto brocardo, verrebbe da dire che quello che conta non è il viaggio, ma la meta. Pronti in tavola. Oggi la Casa propone spaghetti. Cacio e pepe. E per dessert, una gorda sant’honorè, bucherellata da millecinquecento candeline.

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Lucine rosse.

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Showgirls reduci da esperienze traumatiche nell’alta finanza che si riaffacciano danzanti in cerca di riscatto. Individui che abbandonano gli agi della vita quotidiana per rinchiudersi tra quattro mura o arrostirsi al sole nutrendosi di locuste. Incursori che spuntano a tradimento per inveire contro la Santa Sede ed il mondo intero. Giornalisti/scrittori che dirigono il traffico degli ospiti sfregandosi le mani sull’aria di Gone with the wind. Ancora. Decani dei giuochi a quiz che preferiscono il duro lavoro alle tenere passeggiate al parco con i nipotini. Uomini, donne e bambini che si accalcano dietro ai reporters di strada come pastorelli all’arrivo dei Magi. Giornalisti/presentatori che ammiccano con occhio blu e fossetta al mento verso donne avvenenti issate su sgabelli alti come attaccapanni. Paladine dei diritti civili che inveiscono a suon di articoli e commi contro i ladri di galline. E’ su di loro che indugiano le lucine rosse: insostituibili per chi le assorbe; calde, confortevoli e rassicuranti come incubatori per pulcini. Manovrate con arte e scienza per donare tepore vitale a questo spaccato di italica umanità. Tenute solitamente ben distanti da quei “magici e rari momenti in cui la TV supera se stessa e riesce a creare eventi che la trascendono e restano per sempre nella memoria di chi li ha vissuti”.

Neppure il Garolfo è indifferente al fascio (e al fascino) delle lucine. Quella del frigo aperto, in cui giace la mortazza fresca di taglio. Quella del forno, geloso custode della torta salata o della pizza con acciughe e carciofini. Quella della scatolina di legno scuro, che racchiude la tecnologia necessaria per catturare (solo) la musica e le parole sparse per l’etere.