Non è il prezzo di due palline di gelato una dozzina d’anni fa. E neppure il nome di una gloriosa, nostrana quattroruote. Meglio, entrambe le cose, ma non solo. E’ il numero di internauti approdati su questo piccolo arcipelago virtuale, chissà, forse in cerca di ristoro. E come in ogni buona locanda o trattoria che si rispetti, c’è chi giunge scientemente, per gustarsi una buona zuppa o un tonificante filetto con patatine e chi, guidato dal fato, dagli eventi, da una fidanzata di pessimo umore o da un navigatore impazzito, vi arriva per caso. Certo, il trattore, non può essere così presuntuoso da sperare che il numero dei secondi vada affievolendosi in favore del numero dei primi, anche perchè, in ogni caso, cucinerebbe per sé. Dove eravamo rimasti? Ah, si, l’arcipelago (e la locanda). C’è chi, con le idee assai chiare, giunge cercando “Garolfoblog” “Garolfo cagnolino“, “Garolfo tignoso” o “Garolfo on” (il “Garo” è sempre on!). Chi, al contrario, approda schiacciando sui pulsantini “le unghie della riviera 2007” (mah), “scrivere amore nel codice binario” (sarà complicato?); “trasporto ovini non regolari immagini“. Il Garolfo, con il palese rischio di assopirsi, ritorna con la memoria alle centinaia, migliaia di pecorelle viste durante la propria esistenza, cercando (non senza difficoltà) di scorgere qualche capo non regolare. Uno sportivo parsimonioso fa capolino cercando “Argentina scarpe on line“; qualche utente permaloso ed offeso un “assistente on line non Serena e Anna“; un vagabondo solitario e con le ali ai piedi le “foto delle ballene a Puerto Piramides” e il “puerto di Santa Maria del Buen Aire“. Un paio di nostalgici, amanti della mobilità alternativa “buoi al carro” o “carro di buoi“; l’ esperto di marketing “ba ba ba due pubblicità dell’acqua“; il fanatico dei volteggi in tutù “ciabatte usa carla fracci“.
Insomma al “Garo”, parafrasando a proprio uso e consumo un noto brocardo, verrebbe da dire che quello che conta non è il viaggio, ma la meta. Pronti in tavola. Oggi la Casa propone spaghetti. Cacio e pepe. E per dessert, una gorda sant’honorè, bucherellata da millecinquecento candeline.