Il Garolfo, suo malgrado, per qualche tempo ha riscoperto il piacere dei libri, delle fotocopie, dei diagrammi di flusso scarabocchiati su fogli ingialliti dall’usura con le macchie di sugo e con ampie orecchie agli angoli. Ed il piacevole brulicare di studenti nelle sale studio della biblioteca. Come ai bei vecchi tempi dell’Università: quando le pause caffè a ridosso degli esami, per pisellare le colleghe carine e simpatiche, si riducevano da otto a sei (mai, comunque sotto tale minima, vitale soglia). E quando i laptop aperti sui tavoli (allora di dimensioni ciclopiche, particolarmente attratti dalla forza di gravità) erano solo per pochi, privilegiati, accademici in erba. Di fronte una ragazzotta bionda, manifestamente invaghita del suo compagno di studi, si schernisce. Lui è particolarmente sicuro di sé, oltre che consapevole del proprio fascino. Occhio e capello moro, colletto della camicia chiaro e ritto lungo il collo. Il Garo pensa a quanto, i sentimenti della biondiccia, siano prossimi ad essere infranti. Allora lei troverà un uomo che la amerà davvero: il moro si accorgerà della grave perdita ma sarà, ahilui, troppo tardi. A fianco del Nostro siede un tipino minuto, occhi fissi sul quadernone a righe, pelle chiara. Temperamatite, righello di topolino a lato. “La progettazione di una fognatura pluviale”; “il modello dell’invaso lineare”; “le piene”. Il Garo si guarda attorno immaginandosi una fognatura bianca disegnata da lui stesso e le urla dei cittadini infuriati alle prime gocce pioggia. Tutto attorno il presepe dello studente. Telefonini che muggiscono incustoditi sul tavolo, evidenziatori, penne Bic, orologi da polso arrotolati, custodie di occhiali, bottigliette d’acqua, contenitori ad anelli, calcolatrici scientifiche. Tre stagionate signore dai capelli turchini si industriano innanzi al computer pubblico delle ricerche bibliografiche. Il piacione guarda fissa negli occhi la preda: una mano sostiene il capoccione volutamente pesante, le dita dell’altra picchiettano sul tavolo di legno. Indi scrive un messaggio sul block notes di miss Sofferenza Alle Soglie. Risate complici. A pochi metri un altro studente starnutisce rumorosamente più volte. Si rivolge sghignazzando al compare di fianco: “maledetti Porci!”
Il piccolo ingegnere dalla maglietta rossa traccia vorticosamente formule incomprensibili: è necessario dotare il canale di scolo delle giuste pendenza e sezione. Per lui niente distrazioni, altrimenti l’acqua non defluisce a dovere. Al tempo: quando sarà laureato e si sarà creato una posizione. Il Garolfo lo osserva di sottecchi sorridendo di nascosto e distillando pensieri sulla propria posizione, all’atto di leggere i risultati della seconda prova affissi sulla porta del Servizio Personale. E’ tentato di chiedere al progettista di quanti gradi sia composto un angolo retto ma, per deferenza, si astiene. In fondo il giovinetto studia da ingegnere, mica da geometra…