Liberi.

Il Garolfo osserva ammirato gli spot televisivi delle macchine. Che percorrono con autorevolezza strade deserte, viscide, libere da umanità, da riferimenti sociali, da ostacoli di qualsivoglia natura e genesi. Le uniche comparse umane ammesse, sono i conducenti e gli spettatori forzatamente incantati dal transito regale di tali meraviglie della tecnica, dotate di livree brillanti e musi cattivi. Che solcano battigie, guadano fiumi, attraversano boschi, calcano ghiacci, scivolano in ambienti urbani abbandonati dalla civiltà. Fondendosi idealmente con la natura che le sospinge fino (e oltre) il limite. Favole a video che creano un’illusione di libertà illimitata, che non si deve prendere cura, che non è tenuta a condividere lo spazio, a prestare attenzione. Il possesso di un’auto sportiva (a bordo della quale la guida non può che essere sportiva), legittima a fare ogni cosa (in teoria), senza nuocere. Con buona pace della percezione realistica del rischio nel governare una cosa che può fare male. Auto che ‘ampliano gli orizzonti’ (tipo le volte annerite dallo smog delle gallerie o i solai scrostati dei viadotti, ammirabili da mirabolanti ‘tettucci panoramici’). Che ‘liberano da schemi e status symbol’. Dove non vorrai mica insinuare che lo ‘schema’ sia il Codice della Strada. Scatole di lamiera che prendono il nome degli stessi passi dolomitici che hanno deformato a loro immagine. Cose che ‘il progresso si misura in emozioni’ dove il bolide basso scende lungo i tornanti innevati di monti meravigliosi, a velocità invereconda. ‘Queste non sono condizioni difficili, non esistono’. ‘Questo è ghiaccio, e quindi?’ ‘La ricerca della libertà, ci ha portati qui’. ‘Elettrifica i tuoi sogni’.

Insomma. Per certo marketing, guidare è un gioco, una sfida agli schemi, un andare oltre. Ma, in caso di ‘game over’ non è sempre detto che si possa ricominciare da capo.

P.S. 1. I virgolettati sono alcuni riferimenti a spot televisivi di automobili, riportati fedelmente.

P.S. 2. La lotta alla violenza stradale non può non partire anche dall’analisi di modelli comunicativi distorsivi della realtà e potenzialmente molto dannosi.

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