Il Garolfo si gode lo iodio frammisto alla brezza serale e si prepara ad appropinquarsi al desco, gradevole e necesario rito della parentesi vacanzier-marina. Tutt’attorno, clienti italici e no, che si distinguono tra loro per le chiome (bionde e no) e per la quantità di strepiti, capricci e decibel emessi da bimbi e loro genitori (rigorosamente nostrani). Gli attempati vicini di tavolo, (ribattezzati George e Mildred), vomitano le proprie tossine maturate in un’ostile ambiente urbano, sui malcapitati camerieri.
Gli spaghetti sono Scotti (ovviamente, Mildred, non si riferisce all’azienda che del riso ha fatto il suo core business).
Tiramisu mezza porzione sennò se Lo riporta indietro.
Oggi niente dessert, sono al limite. Non so lui (riferendosi al marito. Ma forse, Lui, il limite lo ha raggiunto e pure superato…).
Queste sarde sono fuori misura.
Cortesemente lasci il pepe in tavola perchè noi lo usiamo sempre.
Se è minestrone deve essere minestrone e non deve avere la pasta.
In questa zuppa di pesce ci sono pochi crostini.
Un cappuccino nero senza schiuma (che per i comuni mortali si chiama caffè americano o caffelatte).
Il Garo ode, annota, ed abbozza un sorriso alla cameriera. Scommettendo sull’ordinario menù casalingo della caustica coppia. Lunedì: formaggino Tigre; martedì: idem; mercoledì: formaggino Susanna; giovedì: Philadelphia (light) con pane in cassetta; venerdì: pastina in brodo; sabato: pasta in bianco; domenica: riposo.
Perchè anche al Nostro, di tanto in tanto, piace vincere facile.