Breve vacanza (1). “Signora, sulla TV nella mia stanza non si vede Canale Cinque. Sa, è l’unico canale che guardo. Eppoi il menù dell’apparecchio non è in lingua italiana, non si può rimediare?”
Breve vacanza (2). “Mi scusi, non ci sono i cornètti?” “No, guardi, ci sono la torta fatta in casa con il grano saraceno e la marmellata di mirtilli, le mele di produzione locale, il pane appena sfornato, la frittatina fatta all’istante oppure la crèpe con la Nutella ancora calda di piastra…”. “Ma proprio, cornètti no eh?”.
Il Garolfo osserva Italo, turista canuto di mezza età, che scruta la cameriera con un aria che pare essere un misto tra disgusto e stupore. Non ce la fa. Si sente in dovere di fare qualcosa per alleviare il forte disagio psichico dell’ospite. E prende una decisione. Estrema quanto (il Nostro crede) saggia. Decide di rinunciare all’escursione mattutina con le ciaspole per fare un salto nel piccolo bazar del paese, recando ben salda nella zampetta destra la lista della spesa. Due litri di Brodo Pronto Star, Quattro Salti in Padella come se piovesse, Pasta Ai Quattro Formaggi Buitoni, verdura avvolta nel cellophane disinfettata, sterilizzata e asettica, un Pollo Al Saccoccio. Per dessert, Viennetta, tre porzioni di Grand Soleil e un Panettone Motta (in saldo). Ah, si. Senza dimenticare uno scatolone di cornetti (pardòn, cornètti), surgelati. Da far scivolare nel forno al momento giusto. Il Garo ne è convinto. In questo modo il connazionale in vacanza, oltre alla mente, avrà pure la libidinosa sensazione del proprio corpo, ben saldi nella città di origine. Così. Per evitare deleteri traumi al suo rientro. Con buona pace per la sua igiene mentale e per i denari spesi alla pompa di benzina (ed alla cassa dell’albergo).