
Il Garolfo osserva le scatole di lamiera fumanti, ferme al semaforo. Uno, uno, uno, uno. Il Nostro conta i loro occupanti, nel complesso molti meno dei tubi di scappamento che emettono effluvi vaporosi di monossido di carbonio, trafitti dalle vivide luci rosse a led dei lati B. Pensa alla loro innocua tossicità, quando sono ferme. Pensa altresì, però, a quanto possano essere potenzialmente distruttive quando corrono forte, nelle sterminate praterie d’asfalto che hanno riservato loro buona parte delle città nel mondo.
Il Garo pensa a come non passi giorno senza leggere cronache di incidenti stradali, anche gravi, con persone che perdono la vita o si fanno molto male. Ed alle corrispondenti narrazioni giornalistiche, nelle quali si tende a derubricare gli accadimenti a ‘fatalità’. Celebri le ‘auto impazzite’, come si trattasse di entità senzienti, dalla lucidità perduta. I ‘pirati della strada’, che si muovono su vascelli di latta, battenti bandiere teschiate. Le ‘strade assassine’, che giacciono apparentemente innocue, ma munite in realtà di rivoltelle, coltellacci e bombe a mano . Il Nostro non percepisce una presa di coscienza sul tema, nel suo complesso, da parte dei politici nostrani.
Nessuna campagna incisiva sulla sicurezza stradale, nessun intervento deciso per ridurre il numero dei mezzi a motore circolanti, politiche troppo timide (se non inesistenti) per puntare seriamente e decisamente sul Trasporto Pubblico Locale, sulla pedonalità, sulla ciclabilità, sulla moderazione della velocità, sulla legittima restituzione di spazi urbani (ormai diventati non-luoghi), a bambini ed adulti.
Al contrario, fiumi di cemento colati su opere stradali, per inseguire il miraggio della ‘fluidificazione del traffico,’ come si trattasse di liquame in una fogna ineluttabilmente intasata. Montagne di denaro pubblico ai cittadini, per permettere loro l’acquisto, con lo sconticino, proprio di quella quattroruote fiammante che nello spot in TV sfreccia, solitaria, sui monti innevati, nei boschi autunnali, sulle battigie, nelle città sorprendentemente affrancate dal traffico. Sottacendo che se si persevera nel costruire strade (o allargare ulteriormente quelle esistenti), si avranno sempre più auto che le percorrono, a velocità sempre maggiore. E, chi cammina e pedala, sarà relegato, ancor più, ai margini, a loro volta minacciati da una sorda, arrogante, invadente, violenza stradale.
Al Garolfo sembra, in sostanza, che si rimuovano, dolosamente, quei drammi quotidiani che coinvolgono centinaia di famiglie. Drammi che faticano ad entrare in un dibattito pubblico degno di tale nome. ‘Mali necessari’, ‘ineluttabili’. Insiti nella inarrestabile modernità della combustione interna o del verde motore elettrico.