Film già proiettato e visto. Garolfo rovista negli armadi alla ricerca dei pantaloncini e della maglietta. E come al solito prima di trovare quel che cerca impiega una decina di minuti. Per fortuna che le scarpette, quelle da running, non possono che essere che in un luogo, difficile, anche se non impossibile, appenderle ad una gruccia. Da quando il nostro ha scoperto l’abbigliamento tecnico non è più in lui; le sessioni di allenamento sono tali e quali ad una seduta alla beauty farm. Grazie alle suole rigonfie, si volteggia sull’asfalto ruvido al pari della Carla Fracci dei tempi (ahimè) andati; la canotta aderente, oltre a far risaltare la tartaruga, mantiene la pelle asciutta e vellutata come il culetto di un pupo testè incipriato ed impomatato. I pantaloncini in fibra ultraleggera sono così discreti da far temere un imminente intervento della squadra Buon Costume (ma è mai esistita?).
Bene, pronti. Per il “Garo” è il momento di interrogarsi. Si parte decisi e si va in calando oppure blandi con botto finale? Come tradizione. Blandi, scatto d’orgoglio (solo abbozzato), e ultimo tratto tranqui,(perchèsennòmagarisisollecitanotroppoimenischi). Pista ciclabile, marciapiede, androna delle case popolari, Simca arancione, parco. Qua la forza di gravità dà finalmente segno della propria ineluttabile esistenza. Alla sommità, maledice come al solito di non essersi cimentato nel ciclismo e di non avere un “ferro” sotto il sedere. Giù. Ancora parco, marciapiede, zebre, lungofiume. Tegami che sbattono aldilà delle finestre; è ora di cena. Garolfo, in consueto overclock da sforzo, sente di rivestire un ruolo di prim’ordine nella comunità dei runners. In tale stato dissociativo, si identifica idealmente nello sforzo fisico e mentale dei propri pari che incontra, non resistendo alla diabolica tentazione del saluto, un pò come si usa sui sentieri dolomitici o tra motociclisti lungo le strade della riviera. Riscontri? Mah, avete mai provato a salutare un gruppo di “chopperisti” dal sellino del vostro Ciao? Beh, così. Si certo, è colpa di quel filo elettrico che spunta dai pantaloncini, si divide in due all’altezza del pomo d’adamo e scompare dietro le orecchie. Distrae, svuota lo sguardo, ma in compenso riempie i neuroni di files. Ma Garolfo è puro. Solo i rumori della strada e delle comparse che vi recitano.
Ponte sul torrente. Tre auto in fila con analogo numero di autisti impegnati in più o meno animate conversazioni senza fili. E’ l’importanza dell’ always on. Marciapiede, zebre, marciapiede. Un manifesto pubblicitario di viaggi con la scritta “sole” in blu. Case popolari, Simca arancione, un tempo rossa. Vernice messa a dura prova da anni di intemperie di ogni sorta; della serie gratta con le unghie che ti salgono i brividi lungo la schiena. Ciclabile. Campana blu della raccolta differenziata (attenzione: non si butta la ceramica, che può sembrare vetro ma in realtà non è).
Siamo al punto di partenza, che nel nostro contesto è cosa positiva, non come nel modo di dire. Garolfo pensa che quelle due o tre idee geniali all’anno (meglio, al lustro), maturano proprio in questi momenti di abbandono totale ai muscoli. Per oggi niente idea geniale. Ci si accontenta di un piatto di pastasciutta..e magari, un giorno, chissà, della prima maratona.